Intelligenza artificiale e l'impatto sui bambini
Dott.ssa Beatrice Miolato, Psicologa specializzata in età evolutiva
Quando si pensa all’intelligenza artificiale, la mente corre automaticamente a immagini legate al mondo dei robot in cui le macchine dotate di capacità sorprenderti e con sembianze quasi umane si sostituiscono progressivamente e brutalmente alle persone loro creatrici.
Spesso recuperiamo queste narrazioni apocalittiche prese da pellicole cinematografiche e non ci accorgiamo che l’intelligenza artificiale (IA) è già intorno a noi, radicata nelle nostre abitudini quotidiane. E’ sufficiente pensare agli assistenti vocali o ai più moderni aspirapolvere e frigoriferi che si adattano alle nostre esigenze e necessità; o ancora ai diffusi sistemi streaming, che propongono contenuti direttamente nel nostro salotto, in linea con i nostri gusti e possibili interessi.
Per non parlare del nostro smartphone che con tutte le sue applicazioni e funzioni digitali risulta essere il nostro “assistente personale” per eccellenza.
La lista è davvero lunga e più il tempo passa e le innovazioni tecnologiche si perfezionano, più siamo immersi nelle IA. Se gli adulti non possono più fare a meno di questi dispositivi, di riflesso anche i bambini più o meno grandi, assorbono come spugne il mondo digitale e la nostra interazione con esso. Anche il genitore più inflessibile in materia di tecnologia non può fare a meno di venire a contatto con le IA, come detto sopra, infatti, fanno parte della nostra quotidianità e con l’incessante progresso tecnologico saranno sempre più parte della nostra vita.
Va da sé che è una nostra grande responsabilità fornire ai bambini gli strumenti per gestire al meglio le IA e farne una risorsa, non una minaccia da evitare e condannare. Parliamo quindi di alfabetizzazione digitale e di come rendere la tecnologia utile allo sviluppo della propria conoscenza e del proprio apprendimento. Questi dovrebbero essere gli obiettivi di una corretta convivenza digitale.
Gli aspetti positivi delle IA sono evidenti soprattutto nei contesti educativi e scolastici:
- Supportare gli alunni con o senza difficoltà di apprendimento.
- Rendere accessibili a tutti i concetti e le conoscenze.
- Rinforzare gli apprendimenti non solo a scuola ma anche a casa.
- Fornire spunti e idee creative per facilitare e ottimizzare lo studio.
- Valide e più accattivanti alternative ai classici metodi di apprendimento.
Diverse attività di coding, cioè di programmazione possono essere svolte anche dai più piccoli per sperimentare, divertendosi, il linguaggio dei robot e, al contempo, favorire abilità di problem solving, pianificazione e lo sviluppo di strategie.
Ad esempio, tramite giochi che richiedano manualità e una strategia di risoluzione dei problemi step by step per il raggiungimento dell’obiettivo finale.
Giochi di questo tipo possono essere svolti individualmente ma anche in gruppo con i pari e compagni di classe in modo da arricchire l’esperienza di coding anche grazie all’ideazione e discussione di gruppo.
Per quanto riguarda i benefici del mondo digitale dal punto di vista cognitivo le ricerche si dividono. Alcuni studiosi affermano che i nuovi dispositivi possono avere risvolti positivi nelle funzioni esecutive, quindi nelle capacità di problem solving, pianificazione, concentrazione e memoria di lavoro. Migliora anche la coordinazione dei movimenti e si velocizza il processo decisionale, allo stesso tempo però l’utilizzo intuitivo riduce la capacità di mantenere l’attenzione su un compito a lungo. Anche l’abilità denominata multitasking che richiede una modulazione dell’attenzione potrebbe in qualche modo sfavorire lo sviluppo delle capacità attentive. Per rendere potenzialmente ottimale il rapporto tra uso digitale e sviluppo del bambino, gli accorgimenti da tener presente sembrano essere due:
- moderare il tempo di esposizione alla tecnologia soprattutto in età infantile. Si parla ad esempio di device digitali. A questo proposito L’American Academy of Pediatrics e la Canadian Society of Pediatrics affermano che i bambini da 0 a 3 anni non dovrebbero essere esposti alla tecnologia, dai 3 ai 5 l’esposizione dovrebbe essere di un’ora al giorno;
- mantenere una presenza costante della figura di riferimento, in modo che possa fare da filtro alle numerose informazioni e input che il bambino riceve.
Gli esperti in età evolutiva affermano che un uso regolamentato e consapevole della tecnologia può diventare uno dei molteplici campi di esperienza dei bambini di oggi, ma non dovrebbero mai mancare le attività “classiche” come il gioco libero e immaginativo, la lettura, la sperimentazione e l’esplorazione, i giochi creativi e manuali che purtroppo trovano sempre meno spazio tra le novità più tecnologicamente accattivanti di oggi.
In questi casi un ruolo decisivo è assunto dal genitore che dovrebbe essere capace di proporre entrambe le attività e non fare la scelta più comoda ma ciò che è ideale per il proprio bambino e il suo corretto sviluppo cognitivo ed emotivo. In conclusione, non è una novità affermare che le esperienze di vita del bambino (soprattutto le prime) siano fortemente educative se condivise, in quanto il bambino cresce e apprende nella relazione. Come sottolineato in precedenza, è compito dei genitori aiutarlo nel dare un senso ai contenuti con cui lui si relaziona, non solo tecnologici (fino a circa 5 anni di età il confine tra realtà e finzione è piuttosto confuso e labile) ma anche sociali, favorendo le capacità relazionali, attraverso l’apprendimento cooperativo e il gioco condiviso.