L’iperattività dei bambini, cause e come affrontarla anche attraverso il gioco
Dott.ssa Alessia Ballerini, pedagogista con esperienza come educatrice professionale nelle scuole
L’iperattività è dai più conosciuta come uno dei sintomi della diagnosi di ADHD. Insieme a disattenzione e impulsività, infatti, costituisce la triade delle caratteristiche di questo disturbo del neurosviluppo. Nonostante, ormai, si senta parlare spesso di ADHD, mi risulta necessario sottolineare il fatto che i suoi sintomi non sono causati da deficit cognitivo, bensì da una difficoltà del minore a regolare il proprio comportamento e un basso livello di autocontrollo.
Le strategie educative che possono essere messe in atto sono molteplici, ma tutte devo essere caratterizzate da un aspetto: coerenza. Una coerenza che va portata avanti da tutta la rete che lavora con il bambino o il ragazzo. Tutte le persone coinvolte (studente compreso!) devono essere informate e condividere gli sviluppi, gli obiettivi e le strategie messe in atto per raggiungerli.
Ma andiamo al sodo, cosa può essere utile per lavorare con uno studente con ADHD?
Setting strutturati, questi comprendono la scansione del tempo. Ancora oggi molti pensano che uno strumento utile per un ragazzo con una determinata disabilità non possa esserlo per un altro tipo di disabilità. Poniamo l’esempio dell’agenda iconica, lo so, subito ti sono venuti in mente i disturbi dello spettro autistico, perché non utilizzarla anche con bambini con ADHD?
Attività che coinvolgano gli interessi dello studente e frequenti ricompense, sono le altre due strategie che spesso risultano molto utili nella gestione di un bambino con ADHD. Per quanto riguarda l’ultima, in particolare, dobbiamo ricordarci che spesso un bambino iperattivo non si rende conto della sua iperattività e quindi dirgli “stai fermo” non servirà a molto, perché non ha la consapevolezza di quanto si muova. Lavorare sulla consapevolezza del ragazzo è tanto sottovalutato quanto indispensabile.
Ma ora passiamo al gioco, la parola d’ordine per quanto mi riguarda è “gamification”.
Consiste nell’applicare meccaniche ludiche ad attività che non hanno direttamente a che fare con il gioco, come ad esempio alcune materie didattiche. Vi porto un esempio che ha come unico scopo il mostrare che effettivamente “si può fare”. Seconda elementare, scienze, state affrontando il tema degli animali erbivori, carnivori ed onnivori. Portate questo argomento in palestra, sono certa che conoscerete il gioco “zona”, si divide il campo in 3 o 4 zone, a ogni zona viene dato un nome, in questo caso carnivori, erbivori, onnivori. I bambini, in base all’anima che la docente dirà, dovranno correre nella zona a cui appartiene l’animale (es. “mucca” tutti i bimbi dovranno correre e raggiungere la zona degli erbivori).
In questo modo si tiene alta l'attenzione, si ripassa e si rende dinamico un momento che altrimenti la classe avrebbe passato seduta sulla sedia.