Bambini ed Empatia: come aiutarli a costruire relazioni supportive e di qualità

Dott.ssa Marta Diana, Psicologa-Psicoterapeuta

Prima di criticare qualcuno, cammina un miglio nelle sue scarpe”, così dice un antico proverbio degli Indiani nativi d’America che vuole aiutarci a visualizzare, in modo molto concreto, quanto sia necessario calarci nell’esperienza dell’Altro prima di giudicarlo a priori.
Come spesso accade, la saggezza popolare ha in qualche modo anticipato quelle che saranno le scoperte scientifiche recentissime e, in questo caso, si tratta di una scoperta neuroscientifica.

Ma andiamo con ordine.

Questo proverbio, infatti, fa riferimento a una capacità molto specifica conosciuta  con il nome di “empatia”.
Per empatia s'intende la capacità di “immedesimarsi” e di comprendere ciò che un’altra persona prova e vive, al di fuori di noi.

Così, a prima vista, l’empatia potrebbe sembrare qualcosa d'innato, se non addirittura magico...ma è tutt’altro!

Noi esseri umani siamo in grado d'immedesimarci nell’esperienza di un’altra persona grazie a una particolarità del nostro cervello.

Come ormai sappiamo, il cervello è un organo complesso, per struttura e composizione, che ha il compito di regolare e controllare la maggior parte delle attività fisiologiche e mentali.
La cosa sorprendente è che, nonostante le menti più brillanti del panorama scientifico studino senza sosta il cervello e tutto ciò che allo esso si collega, questo meraviglioso organo regala ancora sfide e misteri da scoprire e svelare.

Un esempio di tutto ciò ce lo rivela l’equipe di ricerca guidato dal Professor Giacomo Rizzolatti che, durante gli anni Novanta, ha notato una particolarità sorprendente nel comportamento di alcuni neuroni.
I ricercatori in questione, studiando il controllo del movimento manuale di un macaco, hanno scoperto l’esistenza dei “Neuroni Specchio”.

Si tratta di cellule motorie del cervello che si attivano sia durante l’esecuzione di un movimento sia osservando l’esecuzione di quel movimento, funzionando cioè come un vero e proprio specchio!

In altre parole, il nostro cervello si attiva non solo quando compiamo un’azione, ma anche quando osserviamo qualcun altro compierla!

Questa scoperta ha una portata straordinaria nello studio delle funzioni sociali, relazionali e cognitive perché sottolinea quanto sia importante l’effetto che la “semplice” osservazione sortisce sul nostro cervello.
All’interno del panorama scientifico, la scoperta dei Neuroni Specchio è ciò che permette d'individuare le prime basi fisiologiche dell’empatia.

Possiamo quindi immaginare che i saggi dei Nativi d’America avessero in qualche modo anticipato questa evidenza scientifica perché, appunto, per poter comprendere pienamente l’esperienza di un’altra persona abbiamo bisogno di assumerne il punto di vista e immedesimarci in quello che effettivamente sta provando...proprio come prevede il funzionamento del nostro cervello!

In qualche modo ora sappiamo che Madre Natura, che non fa mai le cose a caso, ci ha dotati delle strutture cerebrali per poter creare, mantenere e godere dei rapporti interpersonali come esperienza a tutto tondo.
Possiamo facilmente intuire che più siamo in grado di osservare la realtà attraverso il punto di vista di chi abbiamo intorno, più riusciamo a creare le condizioni per
comprenderci reciprocamente, alimentare il senso di fiducia e di appartenenza che sappiamo bene essere un fattore protettivo di primaria importanza per l’essere umano.

In altre parole? Costruire relazioni che siano supportive, efficaci e di qualità.

In altre parole, prendere consapevolezza di questi elementi, specialmente per quanto riguarda il supporto che possiamo fornire in età evolutiva, ci permette di aumentare concretamente la qualità della nostra vita e di massimizzare delle capacità che ci appartengono proprio a livello neurale!

Tuttavia, così come il possedere una bicicletta non equivale a saperla usare, ci sono alcune cose che possiamo fare per poter stimolare e valorizzare questa “strumentazione di base” che la Natura ci fornisce.

Pensando di voler “allenare” l’empatia come se fosse un muscolo, possiamo proporre una serie di attività ai nostri bambini che possono diventare parte dei loro giochi utili a guidarli nel costruire rapporti di amicizia improntati al comprendere e comprendersi.
Ecco alcuni esempi per osservare se stessi e gli altri e sviluppare alcuni pilastri fondamentali per rapporti amicali supportivi e di qualità:

1. Parlare delle proprie emozioni

Cosa sento? Cosa provo in questo momento?

Allenarsi a usare un linguaggio emotivo permette al bambino di comprendere meglio se stesso e imparare a trovare una prima gestione dell’attivazione emotiva che prova dentro di sé.
Dedicare momenti specifici all’ascolto di quello che si prova durante o dopo un’attività di gioco, aiuta i bambini a “non dare per scontata” la componente emotiva che hanno provato o stanno ancora provato. Questo inoltre diventa un modo per cogliere e intervenire in modo puntuale supportando il bambino nell’elaborare ciò che prova.

2. Chiedere agli altri cosa stanno provando

E tu? Come stai?

Diventare abili nel comprendere quello che proviamo, rende più semplice ri-conoscere le emozioni che provano altri.

Ascoltare le emozioni che provano gli altri intorno a noi è un modo per “osservarle”: questo permettere ai famosi Neuroni Specchio di attivarsi e agevolare la comprensione generale di quello che sta succedendo.

Oltre a questo allenamento al riconoscimento, chiedere agli altri cosa stanno provando è un primo approccio all’ascolto attivo, in cui si ascolta l’altro non solo a livello verbale ma cogliendo una molteplicità di aspetti che hanno a che fare con quello che sta provando in quel momento.

3. Leggere una favola e cogliere i diversi punti di vista dei vari personaggi

Come diceva Paul Watzlawick, ogni comportamento è comunicazione.

Pertanto, aiutare i bambini a riflettere sul fatto che i vari personaggi di un racconto abbiano dei motivi per comportarsi in un determinato modo, permette loro di dilatare una percezione del mondo che non si basi esclusivamente sulla contrapposizione: Buoni / Cattivi, Bianco / Nero, etc.

Cogliere elementi come questi è fondamentale per poter cominciare a coltivare anche delle competenze negoziali che, necessariamente, implicano anche questi tipi di osservazioni.

4. Promuovere l’interazione con persone e situazioni differenti

Abituare i bambini a confrontarsi con persone, situazioni, usi e costumi differenti permette loro d'interiorizzare il concetto di Altro come un qualcosa di “vario all’interno di una molteplicità” piuttosto che “diverso da me”.

5. Trovare punti in comune

Siamo tutti diversi, ma che cosa ci rende simili?

Trovare elementi di condivisione, terreni comuni, similitudini è un modo per allenare i bambini a riconoscersi anche nelle diversità.

Come possiamo immaginare, empatia fa rima con elasticità, un’elasticità che ci permette di contemplare punti di vista differenti e riconoscere valore a sé e a chi abbiamo intorno: questo impatta enormemente sulla qualità della vita!
Per dirla con il Dalai Lama “
se vuoi che gli altri siano felici, pratica la compassione. Se vuoi essere felice tu, pratica la compassione” ... tutto questo passando attraverso l’allenamento dell’empatia e dei nostri Neuroni Specchio!